Il progetto parte dall’obiettivo di analizzare le tecniche della comunicazione verbale e gestuale, dando ai partecipanti gli strumenti per poter meglio comunicare i propri sentimenti, pensieri e azioni.
L’obiettivo è seguire i ragazzi per capire come poter gestire l’emozione, il silenzio e come meglio essere se stessi.
Il nostro workshop è stato organizzato in cinque giorni: la location era un palco di un teatro.
La scelta del palco è dettata dal fatto che avevamo bisogno di posizionare i ragazzi in modo che fossero “soli” davanti a un pubblico. Fin dalle prime esercitazioni ognuno di loro era “solo” davanti ai compagni. L’essere “solo” e cercare di gestire le proprie emozioni, la timidezza è stato il primo scoglio che ognuno ha dovuto superare.
I ventun partecipanti erano molto curiosi e subito sono stati messi a proprio agio dando loro alcune nozioni di come poter comunicare le proprie idee.
Nei cinque giorni si sono avvicendati tre docenti, ognuno con uno specifico compito: gestire il movimento, tenere sotto controllo la respirazione, modulare l’uso della voce.
E’ stato chiesto ai ragazzi di essere se stessi, cercare di essere più naturali possibile.
Non serviva recitare, l’obiettivo era renderli più forti; aumentare l’autostima e cercare di farli diventare “grandi”.
Tutti si sono messi in gioco, hanno cercato di costruire uno storytelling su loro stessi, dando la possibilità ai docenti di essere compartecipi di un percorso emozionale.
Alcuni di loro hanno pensato di raccontare una storia di fantasia per poi arrivare a quello che sono, altri, invece, hanno preferito concentrare il racconto su momenti particolari della propria vita.
Ci sono state alcune ragazze che hanno messo in campo ogni loro fragilità per poi trasformarla, durante il racconto, in forza. In quel caso è stato un forte momento di crescita personale.
Chi è riuscito a trasformare la timidezza in un'altra cosa, ha colpito nel segno.